lunedì 15 aprile 2013

Cha no yu: cerimonia del tè

Una delle più note forme espressive della cultura giapponese è il cha no yu (o chado). Il Cha no yu ( lett. “acqua calda per il tè”) o via de tè, è la cosidetta Cerimonia del tè che trova le sue radici nello zen, ed è considerata una delle arti tradizionali per eccellenza del Giappone. Due sono le qualità qui coltivate:
  • Bancha: tè verde giapponese, raccolto in piena estate e costituito da foglie grandi dall’aroma inconfondibile, piuttosto fresco e dal sapore amarognolo.
  • Gyokuro: tè verde giapponese, considerato uno dei migliori al mondo. A partire da tre settimane prima della raccolta, le piante vengono tenute all’ombra sotto grandi teli sostenuti da pali di bambù.
(1) 
Questo procedimento conferisce all’infuso il caratteristico colore verde brillante e il sapore leggermente dolce, tanto da farne il tè più pregiato e quindi delle grandi occasioni, che i giapponesi bevono non più di una o due volte all’anno, gustandolo in tazze piccolissime come fosse un liquore.
La Cerimonia del tè si svolge secondo stili diversi e in forme diverse. A seconda delle stagioni cambia la collocazione del bollitore (kama): in autunno e inverno, posto in una buca di forma quadrata, ricavata in una parte del pavimento chiamato tatami (1), mentre primavera ed estate in un braciere (furo) appoggiato sul tatami (2).
(2)
La forma più complessa e lunga (chaij) consiste in un pasto in stile Kaiseki, nel servizio di tè denso (koicha) e in quello di tè leggero (usucha). In tutti i casi si usa, in varie quantità, il matcha, tè verde polverizzato, che viene mescolato all’acqua calda con l’apposito frollino di bambù (chasen).
Quindi la bevanda che ne risulta non è un’infusione ma una vera sospensione che provoca un effetto notevolmente eccitante. Infatti veniva utilizzata, e ancora lo è, dai monaci zen per rimanere svegli durante le preghiere. 
Il tè leggero usucha, a seguito dello sbattimento dell’acqua col frullino durante la preparazione, si ricopre  di una sottile schiuma di una tonalità particolarmente piacevole e con un’intonazione perfetta coi colori della tazza.


Oggi la stanza del tè è anche luogo mentale, spogliata da ogni possibile orpello con pareti grezze e praticamente priva di alcun contenuto che non fosse di pensiero. I personaggi che si muovono in essa sembrano usciti temporaneamente dal mondo e dai suoi affanni per contemplare brevemente il vuoto. Nella stanza tutti entrano disarmati e tutti si devono inginocchiare e “subire” le stesse regole. 
La cerimonia del tè è qualcosa che va molto al di là della semplice preparazione di una bevanda. E’ forse l’espressione più pura dell’estetica zen, tanto che un adagio giapponese dice: “cha zen ichimi” cioè “tè e zen un unico sapore”
Anche il mondo cinematografico ha reso omaggio aquesta importante tradizione. Uno dei film più interessanti sull’argomento è “Morte di un maestro del tè” (1989), Leone d’argento alla Mostra del Cinema di Venezia, del regista Kei Kumai. Il film rende in modo perfetto l’atmosfera del mondo del tè e narra la vicenda del maestro Rikyu e le problematiche abbastanza misteriose che lo condussero al suicidio nel 1591.

La Cerimonia del Tè è fondata sul principio della “via” (do) cioè su un cammino interiore da percorrere per giungere all’illuminazione. Questa cerimonia non attinge solo a credenze religiose o verità assolute, ma è la conquista e l’eserecizio di una pratica per conoscere se stessi e guardare le cose in modo nuovo. In una parola, riscoprire la qualità umana per eccellenza: la serenità interiore, una sorta di leitmotiv per vivere meglio non solo con se stessi, ma anche con gli altri.
                                                                                                                                      Carmy-chan



1 commento:

  1. Thé bancha...semplicemente squisito! Mi chiedo se quello che ho trovato in enoteca (essiccato) sia effettivamente come quello che vendono in Giappone,cioè se lo consumano "fresco" o essiccato. Bel blog comunque,complimenti!

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